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Ortix


Approdammo in Sicilia dopo tre lunghi mesi di navigazione. I Siculi, popolo mite di lavoratori non guerrieri, si fidarono noi, ci vennero incontro, ci offrirono il loro cibo. Noi li sterminammo, ci prendemmo le loro donne, terrorizzammo i loro bambini. Vidi le loro facce sgomente e atterrite.


Era un gruppo di diseredati quello con cui partii dalla mia vecchia polis e Archias era il peggiore di tutti.

I vecchi di Corinto, che lo giudicarono colpevole di atroci crimini, gli diedero tuttavia una possibilità: andarsene per sempre, alla ricerca di terre da colonizzare insieme ad altri uomini senza scrupoli.


Prendemmo possesso di un’isoletta invasa dalle quaglie che chiamammo Ortigia. Scegliemmo il punto più alto e lì edificammo un tempio alla dea Artemis, sancendo così le basi per la fondazione della nostra nuova polis; poco importava che quello fosse il luogo sacro dei nativi da sempre, il sacro luogo del loro unico dio.

Quel territorio era ormai nostro.

I Siculi già sottomessi.

Copyright © 2013 Mauro Tavano

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